Il Toro di Wall Street noto anche come The Charging Bull, è una statua bronzea tra le più conosciute a New York, realizzata dallo scultore italiano Arturo Di Modica.
Ho iniziato a scrivere questo pezzo qualche settimana fa, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Arturo Di Modica, ignaro del fatto che stesse combattendo contro un male che il 19 febbraio lo avrebbe portato via per sempre dalla sua Sicilia e dalla sua New York.
Una dedica ad un uomo che realmente deve tutto a se stesso e che con la sola forza delle proprie mani e della propria arte ha reso grande l’italianità agli occhi del mondo intero e ha contribuito a rendere più bella New York.
La famosa statua in bronzo del Toro di Wall Street oggi in realtà non è a Wall St. ma all’inizio della Broadway, a sud di Manhattan, nell’estremità superiore del parco di Bowling Green; ma la sua prima collocazione fu proprio davanti alla sede della Stock Exchange.
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La Storia
L’idea di sentirsi parte attiva nel contesto artistico e nella città newyorkese nasce in Arturo Di Modica molto prima del Charging Bull. Già nel 1977 lo scultore aveva tentato un blitz al Rockefeller Center, depositando 70 tonnellate di opere d’arte in marmo; l’autore ribelle venne arrestato e portato al cospetto del sindaco che volle conoscere chi avesse avuto “tanto coraggio” da compiere un gesto simile (le sue parole per definire l’artista furono “brass balls”).
Un altro tentativo venne fatto nel 1989 quando lasciò davanti al Lincoln Center un cavallo di bronzo: regalo per San Valentino agli innamorati di New York.
L’idea del Toro nasce invece nel 1987 in seguito al crack finanziario che colpì la borsa newyorkese in ottobre; il toro infatti, grazie al suo modo di attaccare dal basso verso l’alto, è sinonimo di mercato in ascesa e in crescita (bullish) e si contrappone all’orso che, attaccando dall’alto verso il basso, indica il mercato che tende al ribasso (bearish), quello del miglioramento voleva essere l’augurio che l’artista siciliano faceva alla città; Di Modica si mise all’opera realizzando la scultura da 3200 chilogrammi in due anni e poco prima di Natale organizzò l’incursione.
Dopo un breve sopralluogo, il 14 dicembre del 1989 pianificò tutto affinchè riuscisse, con l’aiuto di 40 amici, a scaricare il colosso cornuto in meno di 5 minuti, limite temporale disponibile tra un passaggio degli agenti di polizia e il successivo.
La statua in bronzo costata all’autore circa 360.000 dollari venne posizionata come un semplice pacco a pochi passi dall’albero di Natale la mattina del 16 dicembre, in mezzo a Broad Street: un regalo eterno fatto a New York City.
Dopo qualche ora di scalpore e successo mediatico, la Borsa, non gradendo il dono, pagò dei trasportatori privati per rimuovere la statua che venne portata in un magazzino della polizia nel Queens.
Due giorni dopo lo scultore ritrovò la sua creatura, pagò una multa e il trasporto e si accordò con Arturo Piccolo, della Bowling Green Association, perché il toro venisse spostato nell’apice nord proprio di quel parco, dove ancora viene ammirato da milioni persone ogni anno.
Nel 2004 l’opera venne venduta al multi miliardario inglese Joe Lewis per 5 milioni di dollari, con la clausola che non venisse mai rimossa da quella posizione; Lewis in seguito comprò anche le altre riproduzioni del toro in scala 1/1.
Avete presente la statua di Giulietta a Verona o la Fontana del porcellino a Firenze? Ecco, a New York, che come sempre si fanno le cose in grande, la statua portafortuna per eccellenza è quella del Toro di Wall Street: corna, muso e "attributi" vengono toccati con la speranza che tale gesto sia di buon auspicio!
Ogni anno sono milioni i visitatori che scelgono di ammirarla e fotografarla, tanto da farla diventare il secondo monumento più visitato a New York dopo la Statua della Libertà.
Un grande traguardo considerata la teatralità delle incursioni ardite che avrebbero potuto avere ben altre conseguenze per lo scultore e per la sua opera.
Curiosità
La statua, per il significato legato all’ambito finanziario, è stata più volte oggetto di attacchi più o meno gravi.
Il 7 settembre 2019 un camionista texano ha danneggiato la base di un corno, con un banjo in metallo costruito ad hoc, per protesta probabilmente contro il presidente Trump.
Un mese dopo, alcuni manifestanti per la sensibilizzazione dell’emergenza climatica hanno cosparso la statua di sangue finto.
Qualche anno prima, in occasione delle manifestazioni del movimento “Occupy Wall Street” (2011) l’area intorno al Toro venne transennata e presidiata dalla polizia per paura di ripercussioni al simbolo del quartiere finanziario; fortunatamente non ci furono conseguenze rilevanti.
L’ultimo atto di vandalismo “soft” è di poche settimane fa, in occasione dell’ascesa spropositata delle azioni Game Stop, quando alcuni manifestanti hanno attaccato del nastro adesivo azzurro sul muso e sul retro della statua.
Il 7 Marzo del 2017 invece è stata posizionata davanti al Toro “La ragazza senza paura” (Fearless girl), iniziativa che Di Modica non ha gradito considerando questa contrapposizione inappropriata rispetto al suo Toro che simboleggia la ripresa degli USA, e che quindi, a suo dire, si scontra con la stessa nazione; così ne ha chiesto formalmente la rimozione immediata, ma il sindaco De Blasio ha deciso di tenere la bambina al suo posto sino al 23 novembre dell’anno successivo, permettere in primo piano il valore della parità dei sessi più che quello finanziario legato ad un fondo d’investimento denominato SHE che investe in società con un elevato livello di "gender diversity".
Consigli
Trascurando questo periodo sui generis nel quale New York è la città fantasma di se stessa, per fare una foto senza trovare estranei che sbucano da sotto/sopra/dietro il toro, vi consiglio di arrivare a Bowling Green nelle prime ore del mattino.
News
Anche a Oristano, la mia cittadina, due artisti si sono ispirati all’opera di Antonio Di Modica.
Lo scorso 26 marzo Andrea Mulas e Alfonso Canfora hanno presentato una elaborazione grafica stilizzata tridimensionale che riproduce un toro alla carica simile a quello dello scultore siciliano, ma con il volto dei Giganti di Mont’e Prama, quale simbolo di forza e autorevolezza.
Un’iniziativa che riprende le numerose performance del progetto artistico/sportivo “Message XXX” del maratoneta oristanese Andrea Mulas, stavolta visto in una chiave storico-mitologica per far conoscere la storia della Sardegna nel mondo, grazie alla collaborazione dell’amico Alfonso Canfora che ha progettato graficamente l’opera d’arte, che verrà promossa e fatta visionare al pubblico attraverso proiezioni olografiche tridimensionali, sponsorizzazioni e iniziative sportive e culturali.
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